Agi-Angelucci: 24 strutture sanitarie non bastano a Giorgetti per vedere il conflitto di interessi?

PRIMAONLINE.IT

di Alessandra Ravetta

“Presto per parlare di conflitto di interessi”. Giorgetti ha replicato ai dubbi sollevati da quanti hanno parlato di un conflitto d’interessi che porterebbe con sé l’accordo. Ma, dopo le comunicazioni fatte da Agi e Eni, secondo il ministro dell’Economia il tema è “un quesito non attuale”

Fa impressione che una persona intelligente e un ministro accorto come Giancarlo Giorgetti, titolare del Mef, di fronte ai rilievi e alle contestazioni arrivate da comitato di redazione, membri del parlamento e rappresentanti della società civile sull’anomalia della vendita dell’Agi, una delle prime agenzie di informazione, alla famiglia Angelucci, svicoli e neghi l’evidenza di un problema che tocca direttamente anche lui come pezzo grosso della Lega.
Antonio Angelucci, al centro della faccenda, è un deputato del suo stesso partito e soprattutto un importante imprenditore della sanità con il gruppo San Raffaele Spa, controllato da Tosinvest, con cui il ministro si trova indirettamente a fare i conti quando deve spesare i miliardi erogati dal Servizio Sanitario Nazionale di cui lo stesso San Raffaele Spa è grande beneficiario.

La struttura sanitaria

Niente da dire su San Raffaele Spa: 24 strutture diffuse al Centro sud, come si vede dalla mappa che pubblichiamo. Una “rete di assistenza integrata che spazia dalla riabilitazione alla socio-assistenza, dalla lungo degenza agli hospice, con un focus importante sulle malattie cardiovascolari, respiratorie, neurodegenerative, (Alzheimer, Parkinson), delle disabilità dello sviluppo con il supporto fondamentale, per quanto concerne l’attività diagnostica, della rete di Poliambulatori Specialistici che si avvalgono delle attrezzature più all’avanguardia” e che conta sulla “disponibilità di oltre 4.000 posti letto e sull’assistenza di 3.000 professionisti della salute”, come racconta il sito SanRaffaele.it. Dove si approfondisce che “tutte le strutture del Gruppo fanno capo all’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, IRCCS San Raffaele, punto di riferimento nazionale nel campo della riabilitazione motoria e sensoriale”.

Un colosso sanitario del genere ha bisogno di avere buoni rapporti con la politica nazionale, da cui dipendono il sistema dei finanziamenti e le regole per la gestione dei rapporti con le strutture di cura e ospedaliere pubbliche e private, e con le Regioni, erogatrici dei finanziamenti.
Inoltre c’è la gestione della fitta rete di convenzioni con le principali compagnie assicurative, fondi sanitari integrativi, casse mutua e anche con istituzioni, ministeri. Persino la Presidenza del consiglio per fornire prestazioni a migliaia di dipendenti.
Un sistema che riguarda tutti i concorrenti, dove il San Raffaele forse può giocare una partita previlegiata con Antonio Angelucci, deputato dal 2008, per quattro volte deputato per le legislature XVI, XVII, XVIII e XIX nelle liste de Il Popolo della Libertà , di Forza Italia e della Lega.

Quanto elencato fino a qui è noto a tutti, anche al ministro Giorgetti che non si capisce come non veda conflitti di interesse tra il deputato Angelucci, la sua Tosinvest, ministeri e istituzioni importantissime come quelle legate alla sanità, coinvolte in finanziamenti miliardari che riguardano anche il Pnrr.

Gli investimenti in editoria

Angelucci da più di vent’anni investe su testate giornalistiche: Libero nel 2001, Il riformista nel 2003 (ceduto nel 2019 ad Alfredo Romeo), Il Corriere dell’Umbria 2016 (adesso venduto, tenendosi solo le edizioni di Viterbo e Rieti), Il Tempo nel 2016, e il Giornale nel 2023.
Tutte società editoriali con bilanci sempre in rosso, ma le cui testate sono influenti nelle piazze di riferimento, e adesso molto schierate con il governo di destra centro.
Una storia editoriale che non ha mai suscitato critiche severe per conflitti di interesse, perché si pensava che, tutto sommato, fossero giornali di poco conto. Cosa non vera se si valutano i target di riferimento.

Per capire cosa vale il Tempo a Roma basta chiedere a Nicola Zingaretti, che è stato sotto tiro del quotidiano quando era presidente della Regione Lazio (dove Angelucci ha il maggior numero di strutture).
Non si capisce quale sia il progetto che sta dietro all’acquisto dell’Agi, che dicono porterà valore aggiunto al sistema editoriale di Tosinvest.
Sembra una cosa così strampalata che l’unica interpretazione è quella politica. Consegnare al governo Meloni un’altra voce. Come se non fossero abbastanza quelle che ha già

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