di Aldo Fontanarosa
Le agenzie d’informazione sono tra le fonti principali di notizie: siti, giornali, radio, tv sono abbonati ai loro contenuti e se ne servono continuamente. Ed è per questo che lo Stato le finanzia considerandole “di rilevanza nazionale”. Ma per la prima volta un parlamentare in carica, leghista, diventerebbe editore di una delle maggiori 8
28 MARZO 2024
ROMA – Ogni giorno le agenzie d’informazione italiane (come l’Ansa, l’AdnKronos, l’Agi) producono centinaia e centinaia di notizie scritte, di foto e di video (anche di politica e di economia).
Quindi, quasi in tempo reale, le stesse agenzie d’informazione indirizzano i loro contenuti ai principali siti, ai giornali, alle televisioni, alle radio. Sono dunque la sorgente primaria cui si abbevera il sistema dei media nazionali.
Tutto questo non è gratuito. Siti, giornali, editori tv e della radio ricevono contenuti a gettito continuo sui loro computer perché abbonati alle agenzie d’informazione. Abbonati paganti. E sono abbonate anche le principali aziende, con i loro uffici stampa. Ricevono le agenzie, infine, le istituzioni pubbliche.
Una delle otto
Un simile meccanismo, forse sconosciuto al grande pubblico, può spiegare perché un deputato della Lega, l’imprenditore della sanità Antonio Angelucci, un uomo di destra, di colpo è interessato a comprare proprio l’Agi, sembra per 30 milioni.
Parliamo di una delle 8 agenzie che la legge classifica, per organizzazione e struttura, di “rilevanza nazionale”.
Queste 8 grandi agenzie incidono sulle scelte delle redazioni abbonate. A volte, come è normale, un’agenzia (come è l’Agi) esalta una notizia.
Le riserva più “lanci”, più articoli di testo. Magari ne segnala l’importanza grazie a degli asterischi (***) che accompagnano il titolo. E tante volte i siti, i giornali, le tv o le radio vanno dietro all’agenzia, esaltando a loro volta quella notizia sulle pagine e nei notiziari.
Più della Rai
Ora, almeno fino ad oggi, le agenzie d’informazione si sono segnalate per il loro equilibrio. Come la Rai, a volte più della Rai, hanno incarnato una specie di “servizio pubblico”.
Poiché supportano testate giornalistiche di ogni orientamento – di centro, sinistra e centro, laiche e cattoliche – da sempre scrivono con la maggiore imparzialità possibile.
L’Ansa, addirittura, è una cooperativa di cui sono soci tutti i maggiori editori italiani, ben 28. La sua equidistanza viene garantita, così, fin dall’assetto proprietario.
I governi di ogni colore
E proprio per questo equilibrio e per il ruolo, i governi di qualsiasi colore hanno finanziato le agenzie, riconoscendo loro un ruolo chiave per il Paese. Un ruolo da “servizio pubblico” e di rilevanza nazionale, appunto.
Adesso, assistiamo a una svolta. Non è mai successo che un parlamentare di maggioranza, un esponente della destra come è Antonio Angelucci, già editore, potesse entrare nella stanza dei bottoni dell’Agi (al momento ancora proprietà di un’azienda a controllo pubblico, come l’Eni).
Se l’arrivo probabile, possibile di Angelucci all’Agi, segnerà anche una svolta conservatrice dell’agenzia – come temono i suoi giornalisti in sciopero e il centrosinistra – lo scopriremo solo nei prossimi mesi.
Una cosa è certa. I soldi pubblici che andranno all’Agi potrebbero acquisire anch’essi il colore della novità e dell’anomalia.
Prima di Angelucci, i contributi andavano ad un’agenzia che incarnava la famosa missione di “servizio pubblico”. Adesso potrebbero finire ad un’agenzia schierata politicamente, se davvero questo avverrà; ad uno degli strumenti che la maggioranza parlamentare potrebbe utilizzare per fornire la sua rappresentazione delle cose.
Prende forma dunque un nuovo conflitto d’interessi a destra, dopo quello (certo più grande) incarnato da Silvio Berlusconi.
Prende oltre 3 milioni
L’Agi – lo dicevamo – è una delle 8 agenzie di rilevanza nazionale perché risponde ai requisiti di qualità organizzativa fissati dalle legge 14 del 2023. Conserverà questo status dal 2024 e fino al 2026.
Con la riforma a firma dell’attuale sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini, l’accesso al sostegno di Stato è garantito quando le agenzie rispettano determinate quote di giornalisti assunti. E il sostegno aumenta all’aumentare degli assunti.
Il Dipartimento per l’Editoria ha firmato un contratto anche con l’Agi a sostegno del suo servizio di fornitura di notiziari. L’Agi dell’Eni – e forse presto di Angelucci – ha diritto a 3 milioni 041 mila 152 euro nel 2024.
Il Dipartimento per l’Editoria ha aperto infine una ulteriore gara pubblica che affiderà alle agenzie d’informazione altre missioni informative (definite “specialistiche”). E anche l’Agi potrà partecipare.
Altre missioni, delineate negli 11 lotti della gara, che saranno garantite in cambio di nuovo denaro dei contribuenti a quello che è stato come un “servizio pubblico”. Almeno finora.
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