Dopo la puntata di Report sugli interessi della famiglia Angelucci, i giornalisti dell’agenzia intervengono. “L’informazione primaria è per sua natura imparziale e pluralista”, scrivono. In nessun paese europeo una agenzia di stampa è di un gruppo editoriale “riconducibile ad un esponente politico”
“L’informazione non è merce di scambio”. E’ in sintesi il monito dei giornalisti di Agi, contenuto in un comunicato diffuso nel pomeriggio, con il quale sono tornati a parlare del futuro dell’agenzia, nel mirino della famiglia Angelucci, già editrice dei quotidiani ‘Il Tempo’, ‘Libero’ e ‘Il Giornale’, ma ben determinata ad allargare il proprio polo di destra, mettendo nel mirino La Verità di Belpietro e soprattutto l’agenzia di proprietà dell’Eni.
Da mesi impegnati a tener accesa l’attenzione dell’opinione pubblica sull’operazione, i giornalisti dell’agenzia hanno scelto di intervenire all’indomani della puntata di Report che, nell’inchiesta ‘Il portantino editore’, ha indagato storia e affari proprio di Antonio Angelucci, parlamentare più ricco e assenteista di Montecitorio, e re della sanità privata del Lazio convenzionata con il Servizio sanitario nazionale. Oltre che editore ovviamente.
La nota Agi
Ecco il testo della nota dei giornalisti dell’Agenzia.
“Il Cdr di Agi, parafrasando le parole dell’onorevole Antonio Angelucci, tiene a sottolineare che “non c’e’ nulla di divertente” nella vertenza che da 6 mesi vede i giornalisti dell’agenzia opporsi al tentativo di acquisizione messo in atto dal gruppo imprenditoriale che fa capo allo stesso Angelucci.
Un parlamentare dovrebbe sapere che l’informazione primaria è per sua natura imparziale e pluralista, e non esiste Paese in Europa dove una agenzia di stampa sia di proprietà di un gruppo editoriale riconducibile ad un esponente politico”.
“Le affermazioni rilasciate dall’onorevole Angelucci alla trasmissione Report, in cui ironizza sulla possibile cessione dei quotidiani di cui è già editore, avvalorano e aggravano le nostre preoccupazioni sulla stabilità occupazionale e sulle prospettive future qualora l’Agi diventasse di sua proprietà”.
L’appello all’Eni
“L’informazione, hanno continuato, è una cosa seria, non è una merce di scambio nè un bene volatile”, hanno scritto ancora, rivolgendosi poi all’Eni, attuale editrice.
“Rinnoviamo l’appello al nostro editore, capace per decenni di garantirci pluralismo ed autonomia, a declinare offerte provenienti da editori che al contrario non appaiono in grado di offrire rassicurazioni sulla stabilita’ occupazionale e l’indipendenza”.
“Finora l’unico effetto di questa offerta è stato quello di suscitare molti dubbi – a partire da autorevoli testate internazionali – sull’opportunità di questa operazione”.
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