Agi, Angelucci allontana i giornalisti. Fnsi e Asr: mai visto un editore comportarsi così

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Solidarietà ai cronisti insultati anche dall’Non è passata inosservata la presenza di Antonio Angelucci, parlamentare della Lega, a Roma, al comizio di Fratelli d’Italia per la chiusura della campagna elettorale. 
Raggiunto dai giornalisti, l’imprenditore della sanità ed editore, non ha certo nascosto il disappunto – tra insulti e minacce – per le domande rivoltegli, sia sulla sua assenza dalla piazza milanese scelta del suo partito, sia sul suo interesse per l’agenzia Agi. 

La nota di Fnsi e Asr

Sulle sue risposte – documentate anche in un video del Fatto Quotidiano – sono intervenuti Fnsi e l’Associazione Stampa Romana. In una nota congiunta hanno espresso solidarietà ai colleghi che, “esercitando il loro diritto di cronaca, hanno provato a domandare, tra le altre cose, all’onorevole Antonio Angelucci se intenda ancora acquistare l’agenzia di stampa Agi”. 
“La reazione minacciosa che hanno ottenuto racconta bene perché da oltre quattro mesi la redazione dell’Agi si batta a tutela del rispetto del pluralismo e dell’indipendenza dell’informazione”. 
“Non si era ancora visto un editore, per di più parlamentare della Repubblica, rivolgersi così ai giornalisti”, hanno chiosato. 

UsigRai: politica cieca a problema di concentrazione

Sulla stessa linea anche l’UsigRai. “Il giornalismo è fatto di domande ma l’imprenditore, parlamentare ed editore Angelucci che “invita” i cronisti che le fanno ad andare a lavorare coprendoli di insulti, mostra di avere una idea diversa della democrazia e del giornalismo”, ha scritto il sindacato dei giornalisti Rai. “L’Usigrai esprime solidarietà ai colleghi insultati da Angelucci e rinnova vicinanza e attenzione per le colleghe e i colleghi dell’Agi impegnati da mesi a scongiurare la possibilità che l’Eni, attuale proprietaria, ceda l’agenzia di stampa oggi in mano pubblica proprio ad Angelucci. 
“L’ipotesi che l’Eni venda ad Angelucci, parlamentare della Lega e proprietario di versi giornali, pone un enorme problema di concentrazione editoriale  e di conflitto di interessi che solo la politica italiana si ostina a non voler vedere e risolvere”, hanno concluso.

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