Il 18 marzo scorso la redazione dell’AGI è entrata all’unanimità in stato di agitazione, a causa delle voci di cessione dell’agenzia stessa, attualmente di proprietà dell’ENI, al Gruppo Angelucci. A queste si aggiungono le incertezze sul futuro di AGI, su cui pendono possibili riduzioni di organico. Dopo aver indetto due giorni di sciopero, il 21 marzo, sono arrivati quelli indetti per mercoledì. Sabato 23 marzo, invece, è arrivato il ritiro delle firme dal sito.
Antonio Angelucci, imprenditore del settore immobiliare e dell’editoria, è proprietario del Tempo, del Gruppo Corriere di cui fanno pare varie testate locali, del Giornale e di Libero (attraverso la Fondazione San Raffaele). Angelucci dal 2008 è anche un parlamentare; alle scorse elezioni è stato eletto al Senato con la Lega.
Mentre procede lo stato di agitazione, la notizia di un’offerta arrivata a ENI da parte del Gruppo Angelucci ha intanto prodotto interrogazioni parlamentari da parte di PD e M5S. L’ENI, martedì ha ammesso di essere in “fase di valutazione”, dopo aver smentito accordi su possibili vendite al Gruppo Angelucci. Secondo la Stampa, dal governo è arrivata persino la “benedizione” sulla vendita, con fonti di Fratelli d’Italia che confermano un incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il senatore Angelucci. Intanto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato durante il question time alla Camerache il suo ministero, che ha una partecipazione in ENI, “non è l’autorità deputata a rispondere”.
Come riportato da ANSA, il portavoce della Commissione europea Christian Wigand, rispondendo a una domanda diretta sul possibile acquisto dell’AGI, ha fatto sapere che la questione va ancora esaminata, ma che comunque la Commissione controllerà che venga rispettato il Media freedom act (la legge sulla libertà dei media). Approvato nei giorni scorsi, la legge prevede maggiore trasparenza sulla proprietà dei media, ma è tutto da verificare come potrebbe mettersi in mezzo a una possibile cessione dell’AGI ad Angelucci.
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