REPUBBLICA.IT – di Antonio Fraschilla –
ROMA — «Eni è in fase di valutazione della manifestazione di interesse ricevuta da un soggetto terzo, nel contesto di una interlocuzione preliminare, e qualsiasi indiscrezione stia emergendo sull’ipotesi di cessione o sui relativi termini è da ritenersi infondata, poiché prematura rispetto allo stato del confronto con la controparte e della valutazione».
L’Eni smentisce accordi con il deputato leghista Antonio Angelucci sulla vendita dell’Agi, ma per la prima volta ammette che l’offerta del gruppo che ha il suo cuore nei giornali di destra (Libero, Tempo e Giornale) è «in fase di valutazione».
Ambienti interni all’Agi danno l’accordo per fatto sulla base di un valore di circa 30 milioni di euro: soldi che Angelucci vorrebbe in parte compensati per proseguire il piano di prepensionamenti firmato già dall’Eni, (che porterebbe l’organico da 70 a 55 unità).
I condizionamenti politici
Il deputato chiede anche una boccata d’ossigeno sicura sul fronte degli investimenti pubblicitari del gruppo energetico di Stato sui suoi quotidiani.
I giornalisti dell’agenzia hanno proclamato altri due giorni di sciopero: «La battaglia contro la vendita al gruppo Angelucci dell’Agi, testata oggi autonoma da condizionamenti politici, è una battaglia a difesa del ruolo dell’informazione nel Paese», si legge in una nota del cdr che ricorda il rischio di intervento della Commissione Ue per l’accentramento e critica il ruolo in questa vicenda della direzione di Rita Lofano, già vice dell’ex direttore Agi ed ex portavoce di Meloni, Mario Sechi: sarebbe lui, attualmente direttore di Libero, il regista di questa operazione.
Oggi Giancarlo Giorgetti, che guida il ministero dell’Economia, socio di controllo di Eni tramite Cdp, riferirà alla Camera. La segretaria dei dem Elly Schlein ha definito quella del governo sull’Agi «una mossa ungherese»
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